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L’Inferno run scalda i motori (o le braci?)

22 Marzo 2017

Quando, a ottobre, mi sono gettata in una vasca piena di ghiaccio per poi strisciare in mezzo al fango sotto il filo spinato, ho detto, tra me e me: “Mai più”.

Stavo partecipando all’Inferno run, in mezzo a un sacco di gente che aveva il doppio dei miei muscoli, tatuaggi su ogni centimetro di pelle e la forza di un cinghiale selvatico. Per fortuna, insieme a me, correvano altre quattro fanciulle, Cristina, Manuela, Elisa e Justine, che si trovavano lì, anche loro, a espiare i propri peccati con le mani fresche di manicure e i capelli al vento.

Un gruppo tanto improbabile, quanto motivato che, quest’anno, potrebbe convincermi a ritentare il colpaccio, dal momento che il menù della competizione si prospetta alquanto goloso.

L’Inferno run si prepara infatti a tornare sotto i riflettori, portando con sé ben due edizioni: la prima il 6 maggio in provincia di Pisa, nella tenuta di Torre a Cenaia, con i 14k competitivi e una nuova 5k non competitiva; la seconda il 21 ottobre all’Ippodromo del Visarno, nel cuore del Parco delle Cascine di Firenze, che vedrà l’introduzione di una prova short di 3k, secondo un format mutuato direttamente dai campionati del mondo Ocr-Obstacle course racing.

In questo cammino di avvicinamento all’inferno tanti saranno gli appuntamenti da non perdere, a partire dal contest “Disegna il tuo Inferno”, il concorso grazie al quale i partecipanti alla competizione mettono alla prova la loro fantasia nel proporre ostacoli sempre più diabolici.

Ma siccome occorre inventarne una più del diavolo ecco un’altra interessante novità. Dal 1° marzo è aperto il contest di storytelling “Racconta il tuo Inferno – #TELLyourHELL”. Un concorso che, come spiega Niccolò Nava, race director di Inferno, parte da un semplice presupposto: “Dietro la preparazione di una Obstacle race non c’è soltanto l’allenamento. Ci sono dedizione, spirito di sacrificio, costanza. Nello specifico Inferno è, soprattutto, una sfida con se stessi. Perché l’ostacolo non è solo fisico, ma anche mentale”.

E quindi dietro ogni Inferno ci sono storie vere, quelle dei partecipanti. Spesso davvero toccanti. Ne è un esempio quella di Constantin Bostan che ha corso la Inferno di Cenaia 2015 in stampelle, ci sono i racconti dei migranti della Cooperativa Albatros, in fuga, stavolta, dall’inferno vero.

C’è poi la storia di Andrea Pacini, il paratleta dell’Associazione “Spingi la vita” che ha corso l’ultima Inferno in carrozzina supportato dai suoi amici. E poi c’è la storia di Marco e Laura che alla Inferno si sono conosciuti, si sono innamorati e poi… si sono sposati. “Vogliamo raccontarne altre di queste (belle) storie”, ha aggiunto Niccolò Rava, “Per cui armatevi di smartphone e raccontateci la vostra storia! La modalità sceglietela voi (email, messaggio vocale di Whatsapp, video, piccione viaggiatore va bene tutto). La più bella, a nostro insindacabile giudizio, sarà messa online a modo nostro. Il vincitore di questo contest si aggiudicherà un pezzo di paradiso…”.

Ancora una volta la Inferno di Cenaia e di Firenze saranno rispettivamente la prima e l’ultima tappa del Campionato Italiano Ocr e ancora una volta Inferno sarà una delle gare valide per la qualificazione agli Europei e, per ora, l’unica a qualificare per Mondiali Ocr.

Nel 2016 ostacoli artificiali, fiumi, laghi e pozze di fango hanno messo alla prova la capacità di superare i propri limiti di oltre 5.000 partecipanti, facendo di Inferno la Obstacle Race 100% italiana più partecipata nonché quella in assoluto con il numero più alto, in media, di finisher per corsa (fonte mudrun.it).

Ancora non si sa cosa accadrà nel 2017 ma il trend delle iscrizioni per la prima tappa di Cenaia è in fortissima crescita rispetto al 2016.

Trovate tutte le info qui.

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