Experience

I trucchi di una fashion runner per sopravvivere alla 24 x 1 ora

16 Maggio 2016

Ero una snob che partecipava solo alle corse fashion. Poi, un anno fa, sono stata cooptata alle manifestazioni sportive più dure e pure. Quelle dove si suda e ci si sporca, per intenderci. La mia prima esperienza traumatica è stata la 24×1 ora di Zeloforamagno. Già il nome di questa località fuori Milano mi creava scompensi. Ricordo che mi ero persa tra le tangenziali per raggiungerla. Poi ero finita in questo campo sportivo Borsellino, dove le squadre si piazzano tutte intorno con tende e camper per sostenere i loro atleti per 24 ore. Una giornata intera, notte compresa, durante la quale le persone si alternano di ora in ora, o di mezz’ora in mezz’ora, correndo intorno alla pista di atletica in modalità criceto. Vince la squadra che macina più chilometri nelle 24 ore. Ricordo che mi avevano piazzata nella squadra B anche se, se ci fosse stata, mi avrebbero inserita, sadicamente, nella squadra Z, me tapina. Avevo corso con 28° sotto il sole cocente delle 4 del pomeriggio. La prima mezz’ora ero più o meno okay, la seconda mezz’ora volevo scappare e non farmi mai più vedere dalla squadra.

Poi, nella squadra, ci sono rimasta e quest’anno sono ricascata nel girone della 24×1 ora. O, meglio, sono stata ri-cooptata, pena tre mesi di ripetute forzate alle 6 del mattino. Sempre alle 4 del pomeriggio, sempre nell’unico momento della giornata di sole cocente. Ma ho voluto attrezzarmi. Ho capito che posso comandare, in un certo senso, il mio destino. A partire dall’impiego di google navigator per non perdermi sulle tangenziali, passando per l’uso dell’i-Pod per ascoltare musica durante tutta l’ora di passione.

La mattina ho fatto la mia sacca, ho scelto il look per la corsa e quello per il dopo corsa, mi sono attrezzata per fare la doccia e mi sono convinta di dover andare in gita a St. Tropez. Ho preso il mio asciugacapelli professionale da 2.000 Watt, shampoo e balsamo bio, bagnoschiuma di Prada e crema corpo di Bulgari, mascara e olio di jojoba per i capelli (se lo metti nell’ora di corsa è come se ti facessi un impacco senza perdere tempo). E sono partita con Manuela alla volta di Zeloforamagno.

Lì c’erano un po’ di compagni di squadra ad aspettarmi. Non è che avessi questa voglia matta di fare il criceto biondo (cit. Cristina), però mi sono detta “vado piano e staremo a vedere”. Poi, proprio all’inizio dei miei giri di passione, quando il coach urlava con la delicatezza che lo contraddistingue di stare più vicina al centro della pista per fare meno strada a ogni giro, è comparso Fabrizio con la sua macchina fotografica. E allora la corsa ha assunto un senso. Mi sembrava di essere fuori dalle sfilate a farmi immortalare da un fotografo di street style. Ho iniziato a pensare a una posa diversa da fare ad ogni giro e il tempo è volato. Ho capito così che tutti i miei sforzi per fare i look della giornata erano serviti a qualcosa. Così come la mia partecipazione alla 24×1 ora.

Una corsa che merita, al di là dell’ironia, un applauso. Un applauso per tutti gli organizzatori e per le 24 squadre partecipanti, che si sono divertite sia in pista sia fuori, a colpi di grigliate ma anche cibo vegano (c’era un gruppo di runner vegani), vino, birra e musica.

24 x 1 3

24 x1 2

24 x 1 4

 

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