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Il Papa non corre (forse)

25 Agosto 2015

Ci sono infiniti modi di vivere la corsa. Mi azzardo a dire, e correggetemi se sbaglio, che ogni runner potrebbe fornire una visione differente e personale di questo sport. A partire dal perché si è cominciato a correre fino al perché si è affrontata la prima maratona. Qualcosa, però, accomuna tutti coloro che sono diventati “drogati di corsa”: l’amore viscerale per questa attività che consuma il corpo ma lo rafforza, che entra silenziosamente nelle nostre vite per poi diventarne parte integrante.

Irene Righetti, giornalista e runner fin dalla tenera età, lo sa bene. Questa passione è diventata infatti parte integrante della sua vita, raccontata in prima persona tra le righe del blog Running post e come spettatrice-intervistatrice nelle pagine de “Il Papa non corre-42 modi di vivere la corsa”, volume edito da La Carmelina, che ho lettaralmente divorato durante la pausa estiva.

Difficile, del resto, non farsi trasportare dall’autrice attraverso un piacevole percorso a tappe scandito da 42 interviste ad altrettanti personaggi famosi, uno per ogni chilometro di quella che è la gara per eccellenza, la maratona, più i 195 metri delle altrettante parole dedicate a Pietro Mennea.

Perché dietro ogni storia c’è un’esperienza che va ben oltre il semplice esercizio fisico. Ci sono certamente i grandi di questo sport, da Gelindo Bordin a Stefano Baldini fino a Valeria Straneo. Ma c’è anche chi, come Kathrine Switzer, iniziò a correre per rivendicare il diritto delle donne di partecipare alla maratona e fondò nel ‘78 l’Avon running. Chi, come Tiziano Terzani, correva per trovare l’incipit dei suoi articoli; chi, come Giusy Versace, ha fatto della corsa un modo per reimpossessarsi del proprio corpo e tirare fuori l’inaspettato. O ancora chi, come Margherita Hack, vantò un passato nel mondo dell’atletica (lo sapevate?) e paragonò il suo amore per lo sport a quello nutrito per le stelle.

Scorrendo le pagine del libro ci si imbatte poi nei racconti delle superstar di oggi, i cuochi. Non tutti sanno che i giudici di Masterchef Joe Bastianich e Bruno Barbieri usano la corsa per mantenersi in forma e poter coltivare il culto del cibo senza che il fisico ne risenta. E, non da ultimo, che la corsa vada di moda lo ha capito anche la moda, come testimoniato dai racconti dei personaggi intervistati, tra cui la style coach Carla Gozzi e il fotografo di The Sartorialist Scott Schuman.

Perché la corsa è di tutti e per tutti. Non ci sono muri e confini. Tutti possiamo potenzialmente vincere , si parte dalla stessa linea di partenza. La strada è lì, si offre e ci dà il benvenuto”, scrive l’autrice, che ha titolato il suo libro citando le parole di Bastianich: “Il Papa però non corre, possiamo esserne certi”. Quando Irene Righetti raccolse questa intervista era Papa Benedetto XVI. Oggi non mi stupirei di vedere Papa Francesco abbozzare una corsetta nei giardini vaticani. Magari in occasione del prossimo Giubileo. Questa sarebbe, scusatemi il paragone blasfemo, la vera benedizione di uno sport che chiede tanto ma è capace di regalare altrettanto. E, attraverso il quale, ciascuno ha il privilegio di poter raccontare in prima persona una parte di sé.

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